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Luigi Baratiri
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Reporter di IL BHARAT ASSOCIAZIONE
Ex Pilota ed ex agente del Governo Libico e del SISMI. E' l'autore del "L’intelligence degli Dei" e presidente dell'associazione ILBHARAT
Luigi Baratiri, nasce a Giulianova (Abruzzo) il 2 febbraio del 1966, passa l’infanzia e l’adolescenza a Tripoli (Libia) dove apprende la lingua araba. Al ritorno in Italia lavora per la Itaf-Italafricana, ditta import-export di famiglia attiva nel Mediterraneo. Ex pilota aeronautico, dal 1990 al 1998 collabora con il Governo libico e con ambienti iniziatici mediorientali, ma sopratutto con il SISMI (Servizi Informazioni e Sicurezza Militare Italiana oggi sostituito dall'AISE). Come agente provocatore del suddetto organismo svolge diverse operazioni top secret tra Italia e Libia. Dal 1999 vive a Berlino dove continua i suoi studi esoterici ed e' attivista sul suo canale youtube "La nemesi della hybris". E' l'autore del libro di fiction autobiografica "L'intelligence degli dei" edita da Nexus Edizioni. Dal 2019 è il presidente dell'associazione di scambio lavoro "ILBHARAT" attraverso la quale promuove un rivoluzionario paradigma economico e sociale: www.ilbharat.it
TRAFFICO D' URANIO IL CORRIERE RIVELA ' SONO DEL SISMI'
RIMINI - "Sono un agente del Sismi, il generale Castellani e i suoi collaboratori lo confermeranno, lavoravo per loro". Luigi Baratiri, 26 anni, agente di commercio di Giulianova, arrestato martedì con una capsula che conteneva 20 grammi di "uranio isotopo 235 arricchito", scatena un terremoto nei servizi segreti. Per salvarsi dal carcere, per cancellare l' accusa di contrabbando d' uranio e importazione di sostanze chimiche d' impiego bellico, il giovane mette nei guai una pattuglia di illustri e riservatissimi 007 nazionali. Citandoli, li costringe alla ribalta sul banco dei testimoni e la spy-story si arricchisce di risvolti da pateracchio all' italiana. Così, in un giovedì in cui l' affaire nucleare esplode sui giornali, alle 8,30, sulla pista di Miramare atterra un aereo militare. Scende il generale Castellani accompagnato da altri ufficiali. Via in tutta fretta al tribunale. Là incontrano il giudice delle indagini preliminari Vincenzo Andreucci e il procuratore capo Franco Battaglino. L' argomento è top secret: ci sono in ballo quei venti grammi sequestrati, il "campione" di una partita da 10 chili scomparsa tempo fa da Bucarest e ora in attesa di acquirenti sul mercato internazionale (forse la destinazione era la Libia). Da Rimini è emerso il frammento col quale si può costruire una testata atomica (quella usata a Nagasaki pesava sei chili). Ma soprattutto scottano le rivelazioni di Baratiri. Il giovane è sicuro di sé: "Sono in contatto da diversi anni col Sismi" afferma. E poi racconta delle informazioni date in passato su un traffico d' armi e altre vicende: "dritte sempre giuste" assicura. Racconta ancora di quando, recentemente, ospitò nella sua villa di Teramo un colonnello per discutere l' operazione. E oggi il papà Danubio verrà a Rimini per testimoniare che la visita ci fu. Sull' innocenza del figlio giura la mamma Flora Voltatteri. Al telefono, dalla villa di Teramo, la signora cade dalle nuvole. "Della storia dell' uranio e del Sismi non ne so nulla - spiega la donna -, Luigi commercia coi paesi di mezzo mondo in macchinari agricoli". Signora Flora, suo figlio è accusato di aver portato da Bucarest quei venti grammi... "No, no. A Bucarest c' è stato due mesi, ma per trattare Pvc, da tre anni lavora con questi materiali e la nostra famiglia da venti li esporta e importa". Qualche chiacchiera sostiene che suo marito Danubio, ex presidente del Giulianova calcio ed ex agente generale di una società milanese di impianti idraulici in Libia, conosce Gheddafi. "Tutte balle, nulla di vero". Fine della conversazione. La vera identità di Baratiri la si può scoprire solo in tribunale. Che cosa si dicono il generale e i magistrati? "No comment" taglia corto Andreucci. Però si lascia sfuggire un sibillino "qui ci sono problemi da segreto di Stato". Evasivo, Battaglino si trincera dietro un laconico "probabilmente non si tratta di uranio". Tace il sostituto procuratore Roberto Sapio che conduce le indagini. A lui il generale consegnerà oggi il dossier sui rapporti (se esistono) fra il Sismi e il giovane. Sempre a Sapio sarebbe arrivata direttamente la segnalazione sull' arrivo a Rimini di Baratiri e un suo amico, Daniele Colli (pure lui arrestato). Fonte della "soffiata" potrebbe essere il Road, il Reparto operativo antidroga dei carabinieri. A questo punto, si apre un mistero sulla dinamica degli arresti. La versione ufficiale, infatti, racconta che i Cc inseguivano un grosso carico di droga, non certo un piccolo, micidiale involucro di piombo con dentro uranio. Quindi, gran sorpresa all' invocazione di Baratiri "non aprite la capsula o è finita per tutti". Circola, però, un' altra ricostruzione che descrive questa scena. Martedì ore 18, hall dell' hotel Club House, sul lungomare. Baratiri e Colli stanno per incontrare un misterioso "terzo uomo" appena entrato. I carabinieri hanno già circondato l' atrio, scattano le manette, ma stranamente il fantomatico "terzo uomo" riesce a sfuggire alla cattura e a dileguarsi. Che cos' è successo nell' hotel? Chi era quell' emissario? Adesso sui dubbi e sulle domande s' alza un muro di silenzio. Nessuna risposta alla caserma riminese, i vigili del fuoco negano addirittura di essere intervenuti col contatore geiger per analizzare la capsula. Solo smentite anche da Teramo circa perquisizioni nella villa di Baratiri (in un primo tempo si era sparsa la voce che fosse stato trovato del materiale). Affiora dalle dichiarazioni lo scetticismo dopo le certezze: "Mah, dovremo verificare se è uranio 235 isotopo". Eppure, Sapio per la perizia sui venti grammi ha convocato gli stessi esperti intervenuti a Como. Là, nei mesi scorsi venne sequestrato un altro quantitativo di uranio che si sospettava provenisse dalla Russia o dall' Ucraina.
Fonte: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/08/28/traffico-uranio-il-corriere-rivela.html
TRAFFICO D' URANIO IL CORRIERE RIVELA ' SONO DEL SISMI'
RIMINI - "Sono un agente del Sismi, il generale Castellani e i suoi collaboratori lo confermeranno, lavoravo per loro". Luigi Baratiri, 26 anni, agente di commercio di Giulianova, arrestato martedì con una capsula che conteneva 20 grammi di "uranio isotopo 235 arricchito", scatena un terremoto nei servizi segreti. Per salvarsi dal carcere, per cancellare l' accusa di contrabbando d' uranio e importazione di sostanze chimiche d' impiego bellico, il giovane mette nei guai una pattuglia di illustri e riservatissimi 007 nazionali. Citandoli, li costringe alla ribalta sul banco dei testimoni e la spy-story si arricchisce di risvolti da pateracchio all' italiana. Così, in un giovedì in cui l' affaire nucleare esplode sui giornali, alle 8,30, sulla pista di Miramare atterra un aereo militare. Scende il generale Castellani accompagnato da altri ufficiali. Via in tutta fretta al tribunale. Là incontrano il giudice delle indagini preliminari Vincenzo Andreucci e il procuratore capo Franco Battaglino. L' argomento è top secret: ci sono in ballo quei venti grammi sequestrati, il "campione" di una partita da 10 chili scomparsa tempo fa da Bucarest e ora in attesa di acquirenti sul mercato internazionale (forse la destinazione era la Libia). Da Rimini è emerso il frammento col quale si può costruire una testata atomica (quella usata a Nagasaki pesava sei chili). Ma soprattutto scottano le rivelazioni di Baratiri. Il giovane è sicuro di sé: "Sono in contatto da diversi anni col Sismi" afferma. E poi racconta delle informazioni date in passato su un traffico d' armi e altre vicende: "dritte sempre giuste" assicura. Racconta ancora di quando, recentemente, ospitò nella sua villa di Teramo un colonnello per discutere l' operazione. E oggi il papà Danubio verrà a Rimini per testimoniare che la visita ci fu. Sull' innocenza del figlio giura la mamma Flora Voltatteri. Al telefono, dalla villa di Teramo, la signora cade dalle nuvole. "Della storia dell' uranio e del Sismi non ne so nulla - spiega la donna -, Luigi commercia coi paesi di mezzo mondo in macchinari agricoli". Signora Flora, suo figlio è accusato di aver portato da Bucarest quei venti grammi... "No, no. A Bucarest c' è stato due mesi, ma per trattare Pvc, da tre anni lavora con questi materiali e la nostra famiglia da venti li esporta e importa". Qualche chiacchiera sostiene che suo marito Danubio, ex presidente del Giulianova calcio ed ex agente generale di una società milanese di impianti idraulici in Libia, conosce Gheddafi. "Tutte balle, nulla di vero". Fine della conversazione. La vera identità di Baratiri la si può scoprire solo in tribunale. Che cosa si dicono il generale e i magistrati? "No comment" taglia corto Andreucci. Però si lascia sfuggire un sibillino "qui ci sono problemi da segreto di Stato". Evasivo, Battaglino si trincera dietro un laconico "probabilmente non si tratta di uranio". Tace il sostituto procuratore Roberto Sapio che conduce le indagini. A lui il generale consegnerà oggi il dossier sui rapporti (se esistono) fra il Sismi e il giovane. Sempre a Sapio sarebbe arrivata direttamente la segnalazione sull' arrivo a Rimini di Baratiri e un suo amico, Daniele Colli (pure lui arrestato). Fonte della "soffiata" potrebbe essere il Road, il Reparto operativo antidroga dei carabinieri. A questo punto, si apre un mistero sulla dinamica degli arresti. La versione ufficiale, infatti, racconta che i Cc inseguivano un grosso carico di droga, non certo un piccolo, micidiale involucro di piombo con dentro uranio. Quindi, gran sorpresa all' invocazione di Baratiri "non aprite la capsula o è finita per tutti". Circola, però, un' altra ricostruzione che descrive questa scena. Martedì ore 18, hall dell' hotel Club House, sul lungomare. Baratiri e Colli stanno per incontrare un misterioso "terzo uomo" appena entrato. I carabinieri hanno già circondato l' atrio, scattano le manette, ma stranamente il fantomatico "terzo uomo" riesce a sfuggire alla cattura e a dileguarsi. Che cos' è successo nell' hotel? Chi era quell' emissario? Adesso sui dubbi e sulle domande s' alza un muro di silenzio. Nessuna risposta alla caserma riminese, i vigili del fuoco negano addirittura di essere intervenuti col contatore geiger per analizzare la capsula. Solo smentite anche da Teramo circa perquisizioni nella villa di Baratiri (in un primo tempo si era sparsa la voce che fosse stato trovato del materiale). Affiora dalle dichiarazioni lo scetticismo dopo le certezze: "Mah, dovremo verificare se è uranio 235 isotopo". Eppure, Sapio per la perizia sui venti grammi ha convocato gli stessi esperti intervenuti a Como. Là, nei mesi scorsi venne sequestrato un altro quantitativo di uranio che si sospettava provenisse dalla Russia o dall' Ucraina.
Fonte: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/08/28/traffico-uranio-il-corriere-rivela.html
